Miti           e       Leggende     

 

Punta prima ed estrema della Sicilia, porta dell’Isola, sfogo celeste della perfetta volontà creatrice, dimora di Nettuno, Orione e del gigante Peloro, terra di miti e leggende. Manifestazione limpida e pura di prodigio naturale, liturgia del Cristo e del divino Cosmo. Magia e incontro tra mari di natura differente, divisione e miscuglio di sentimenti, speranze, paure e sogni. Catena montuosa amena e dolce, che degrada dolce e maestosa verso il mare fin dagli albori della sua primordiale e ancestrale storia. Archetipo di celestiale creazione. Miscuglio di sacro e profano di storia e leggende, di culture e religioni,  di soprannaturale ed umano, di miracoloso e di effimero. Messina e’ tutto questo e molto altro.

Anche Giovanni Paolo II, in visita alla nostra città l’11 giugno 1988 colpito dalla bellezza classica e selvaggia della natura che gli si manifestava, così disse:

” … Giungendo a Messina, sono rimasto particolarmente colpito dallo stupendo scenario nel quale è incastonata la Città, distesa tra le falde dei monti Peloritani, degradanti verso la costa, e lambita dal mare, che rinvia al ricordo di miti suggestivi ed antiche leggende, tanto vivi nelle credenze del mondo classico e diventati in seguito patrimonio del linguaggio e della letteratura mondiale..”.

Per questo è giusto narrare e sapere non solo della Storia gloriosa e secolare di questa città, ma anche dei miti e delle leggende che hanno contribuito a rendere unico e magico questo lembo di terra perché a Messina storia e leggenda si fondono, si effondono, trapassano l’una nell’altra riuscendo, in questo periodo in cui tutto sembra piatto e banale, a dare la forza e il coraggio di recuperare il passato, di vivere, di riconquistare il cuore pulsante, di risvegliare i dormienti messinesi dall’oblio del presente e a fare ricordare a tutti chi eravamo, fulcro dell’Europa, via di cultura e di commerci, di gloria e grandezza.

Così una antica poesia ci descriveva:

 

Dissi lo Turcu: "Che bedda Missina!

Missina, chi t'avissi a li me' mani!"

Arrispunniu lu scavu 'n catina:

"Missina è forti e non si po' pigghiari:

Teni li castidduzzi a la marina,

Lu Sarbaturi cu Porta Riali,

Spara Don Brascu la so culumbrina

E fa vulare l'omini senz'ali".

 


                                                           PELORO                                                   COLAPESCE

                                                         SCILLA                                                   CARIDDI

                                                             GLAUCO                                                SIRENE

                                                          EOLO                                                VULCANO

                                                           FATA MORGANA                                                 MATA E GRIFONE

                                                         TIFEO                                                      ORIONE

                                                           A Truvatura i Monti Scuderi


segue....

   Il Mito per noi abitanti di questa terra è certezza, è ricordo, è nostalgia, è orgoglio...  Omero, Virgilio, Dante e tanti altri poeti e scrittori hanno decantato nei secoli Scilla e Cariddi, Sirene e Naviganti, Reme e Gorghi, Colapesce e Morgana, Ulisse ed Eolo, Vulcano e Tifeo, Orione e Peloro, Mare e Venti, Odori e Sapori del nostro Stretto.

Qua si vive di questo... Privi di tutto, ma con tutto il tempo per noi: ricchezza indecifrabile, ebollizione di chimere. Le cose che ci stanno attorno parlano ed hanno senso soltanto nell’arbitrario in cui per disperazione ci viene di cangiarle. Disperazione a modo nostro, badiamo! Siamo piuttosto placidi e pigri; seduti concepiamo enormità,come potrei dire? mitologiche; naturalissime,dato il genere della nostra esistenza. LUIGI PIRANDELLO

“…E’ come se navigando tra Scilla e Cariddi sul solco della nave due sirene affiorassero e vi tentassero con due lusinghe contrarie: una celeste, che parla di gelsomini d’Arabia, letizia di luna, spiagge simili a guance dorate, l’altra scura, infera, con mezzogiorni ciechi a picco sulle trazzere e sangue che s’asciuga adagio ai piedi di un vecchio ulivo…” Gesualdo Bufalino in “La luce o il lutto”

“…E le coste che si coronavano di spuma; a sinistra la Calabria, a destra la Punta del Faro, sabbiosa, Cariddi che allungava le braccia bianche verso Scilla rocciosa e altera. All’improvviso, nella lunga linea della costa che sembrava unita, si aperse lo stretto come un fiume turchino, e al di là il mare che si allargava nuovamente sterminato…”.-Giovanni Verga in “Di là del mare”:

 

...Cosi tra questa immensita' s'annega il pensier mio e il naufragar m'e'  dolce in questo mare...

 

 

 

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