Il bassista dal grande cuore
Lillo Panama, ha unito in questi anni, l’amore verso la medicina, che svolge per professione e la musica che ormai pratica per diletto e passione. Il vecchio cuore bassista, “l’amico degli amici” come viene comunemente denominato, riunisce i grandi della musica messinese, quei gruppi che animavano la nostra città e la inorgoglivano a livello nazionale, è un collante eccezionale e non solo, si dedica anche al piano bar e suona per centri d’accoglienza anziani e disabili. Insomma uno che mette la musica al servizio della gente…ma conosciamolo meglio il Dott.Panama….
Il suo grande amore è il basso, ma come nasce questo viscerale legame con la musica…Attraverso la radio noi, piccoli messinesi fine anni ’60, iniziamo, grazie ad una trasmissione che andava in onda il sabato pomeriggio alle 17, diretta da Arbore e Boncompagni, la famosa “Alto Gradimento” ad ascoltare gruppi che poi rimarranno nel firmamento come Beatles, Rolling Stones, Beach Boys ed altri italiani come Dik Dik, Camaleonti ed Equipe 84, questi daranno il via ad un elevatissimo numero di complessi presenti nella piazza di Messina, tutti volevano diventare musicisti. Quando è stata la prima volta che ha imbracciato uno strumento…Ho iniziato con la Chitarra, noi bassisti a quei tempi eravamo tutti degli ex chitarristi, che grazie all’esempio con il basso elettrico del mitico mancino Paul MCcartney, ci cimentavano in questo nuovo mezzo musicale che insieme alla batteria avrebbe cambiato il modo di concepire e fare musica. Infatti prima si usava solo il contrabbasso. Nessuno voleva suonarlo perché si pensava che il bassista era un chitarrista che suonava 4 corde, era un musicista di serie B, ma non era così perché appunto il basso è un punto di riferimento per la canzone. La musica di quegli anni quindi stravolge tutto lo stile musicale precedentemente eseguito… C’erano grandi autodidatti all’epoca, gente che attraverso l’immensa passione prendeva lo strumento da zero e lo portava a grandi livelli. Per esempio sia Ringo Star e Geroge Harrison, sono partiti da poche conoscenze, addirittura John Lennon andava a farsi accordare la chitarra. Avevano una dote ed un talento innati che sapevano sfruttare…Il suo primo gruppo nasce con un nome molto simpatico ed originale, quale… Come posso dimenticare in quel panorama musicale giovanile, tra i gruppi c’erano i nomi più bizzarri e strani, I Consoli, I Ragni e gli Ofidi, ovvero i serpenti. Questi ultimi parteciparono al Cantagiro con una canzone inedita. La mia band si chiamava gli Acidi Solforici o meglio H2SO4. La prima con il basso invece… A 14 anni un Hoffman, il mio errore fu di non comprare quello di Paul (sorridendo il Dott. Panama continua…) e di associarmi ad un gruppo di rockettari, e quindi scelsi un basso dalla linea più aggressiva, comunque a parte gli scherzi lo custodisco ancora gelosamente! Quali sono state le più grandi soddisfazioni personali che le ha riservato la musica… Anche se devo dire, nel periodo da universitario ho suonato al leggendario Irreraamare, punto d’incontro di grandissimi personaggi, lì mi pagavano 8.000 lire che a quel tempo, nel ‘68 erano bei soldini, pensate che una 500 costava 500.000 lire, il biglietto del cinema 400 lire ed un Arancino da Nunnari 120 lire. Sono quelle attuali comunque le soddisfazioni più grandi, perché mi sono esibito per qualcosa per cui ne vale realmente la pena, come il centro diurno Mandalari, al Don Orione da Don Giuseppe con portatori di handicap. Non me ne vogliano i colleghi, ma non servono gli antidepressivi con la musica, perché essa può essere la migliore medicina senza controindicazioni. Tutt’oggi riunisco anche le vecchie glorie del nostro passato. L’ultima per esempio alla Macina dove ho suonato insieme ai grandi Satò, Santino dell’Acqua e Totò Traina, sassofonista eccezionale, le melodie più belle della nostra epoca. Rincontrarci e cantare insieme a loro è qualcosa di eccezionale. Un’altra serata indimenticabile è stata a Torre Faro nella mia Villa con l’ex gruppo storico per la città di Messina dei Gens di In Fondo al Viale. I Gens avevano un repertorio eccezionale e non scordiamoci che andarono a Sanremo con La Stagione di un fiore! I Gens… quando parli di musica peloritana, sarà un caso, ma si finisce sempre con i Gens!
Massimo Mastronardo
Salvatore Trimarchi, Con Rabbia e con amore
Tracciare un ritratto sintetico di Salvatore Trimarchi non è semplice, la simpatia è immediata, il carattere prorompente. Lo definirei, rivoluzionario, comunicativo, mai convenzionale, elettrizzato come le corde della sua chitarra. Esordisce… ci tengo che a Messina e tutta la mia produzione discografica è per questa città e su questa città. Mi spiega “Mister In fondo Al Viale”… Scrivo della quotidianità, delle cose che mi succedono, di ciò che vedo e che mi colpisce vivendo a contatto con la gente. Nelle mie canzoni, vi è una storia raccontatami da un esule politico, altre parlano di uomini soli, di amori e di odi, di solitudine e di ricerca dell’”Uomo”, altre sono autobiografiche. Amo osservare il genere umano con le sue debolezze e i suoi pregi sono la fonte principale di ispirazione e da loro che attingo e da loro nascono le mie storie, mai fine a se stesse, anche quelle sul Messina Calcio, nelle quali può identificarsi anche chi le ascolta. Nelle musiche c’è il country con i violini, c’è l’uso dell’ Emmond con il lesley anni ’70, ma soprattutto c’è la voce del mio cuore. . Cosa senti di dire ai tuoi cittadini… Sono stato diversi anni a Roma e Milano, ma amo profondamente la mia città e con la mia ultima produzione discografica ho voluto continuare questo discorso mai interrotto da parte mia e questo atto di amore verso la mia città. C’è anche un libro… Si è autobiografico, si racconta sia dei personaggi importanti che ho conosciuto sia delle mie canzoni. Si parla di Messina e dei giovani messinesi filtrati attraverso la vita e le esperienze di un ragazzo che sognava di cambiare il mondo…
Massimo Mastronardo
Un gene dentro la Batteria. Ovvero Pippo Adorno.
Come è nata questa passione per la batteria e per la musica? Diciamo che è un gene che cammina in famiglia, sono infatti figlio d’arte, una scintilla che mi è nata dentro, ed è uscita fuori spontaneamente senza avere mai studiato. Hai citato tuo padre come filo conduttore della tua musica? Mio padre, Nino Adorno, cantava a livello nazionale, ha cantato con Nilla Pizzi, Natalino Otto, e devo dire che canta alla grande pure tutt’ora, anche se anziano e non più in attività, ma credetemi la voce nonostante l’età non gli manca. Quando hai iniziato a compiere i primi passi con questo strumento che ti accompagna ogni giorno? Ho iniziato da molto piccolo, professionalmente invece all’età di 15 anni. La prima volta che ho accarezzato la batteria è stato a 3 anni dal maestro Spazzola, batterista numero 1 a Messina negli anni ‘50. Siccome era amico di mia nonna a lei diceva che avevo talento e che avvertiva istintivamente la mia predisposizione a questo strumento. Anche se ero troppo piccolo per capire dentro c’è l’avevo già. In quale gruppo ha esordito e quali sono stati i momenti più belli della tua carriera? Con i G.Men e la mia prima festa di piazza è stata a Malvagna, avevo 15 anni, dopo ho suonato con i Black Stones, siamo stati con questo gruppo storico di Messina anche alla Rai, infatti abbiamo vinto il concorso nazionale Enal del ’72 e quindi premiati come miglior complesso, mentre come voce solista vinse Gilda Giuliani. Sempre nello stesso anno sono stato il batterista del famoso artista internazionale cubano Perez Prado. Ho suonato anche 5 anni con Paolo Mengoli, momenti che mi hanno arricchito, perché ho lavorato a livello nazionale e con lui ho fatto tanta musica di piazza. Suonare per tanta gente è un emozione grande, anche con punte di 10.000 persone. Cosa si prova a suonare davanti a tanta gente ad una folla che scalpita sotto il palco? Avverto molte sensazioni, ma la cosa che più cerco è emozionare più che posso, comunicare tutto quello che ho dentro, per far in modo che il mio messaggio arrivi in tutte le sue forme. Quando vede una batteria dislocata in una qualsiasi sala prove cosa avverte, cosa prova dentro di sé? Non soltanto quando la suono, ma anche guardandola,, provo tutt’ora, dopo 32-33 anni, delle forti e incredibili emozioni. E’ qualcosa di fenomenale! Quali sono i suoi sogni e i suoi progetti futuri? Al di là del domani non vado, tutto quello che viene musicalmente di positivo lo accetto, vivo giorno dopo giorno. Forse le cose più belle devono ancora arrivare!
Massimo Mastronardo
Ernesto Scorza Naif Guitar
Ernesto Scorza, artista Naif come ama definirsi, è un autodidatta dalle grandi doti musicali e chi ascolta la sua musica molto tecnica e sillabica ne rimane incredibilmente meravigliato. Il conservatorio non l’ha mai calcato eppure sembra proprio il contrario. Riesce a interpretare e fondere in un mix con un suo stile molto particolare e personale, appunto Naif, le caratteristiche del Flamenco, della Suadage Brasiliana e del Brio Cubano. Quando e come hai iniziato a fare musica… Avevo 6 anni quando mi hanno regalato, una di quelle tastierine della Bontempi, ho iniziato giocando con i numerini e le note, poi ho capito che non mi servivano perché rapito riuscivo a percepire, senza l’aiuto di nessuno, accattivanti melodie. Crescendo ho trovato la chitarra che non ho più lasciato. Allora ti sei dedicato alla musica Sudamericana… Si però è importante fare una precisazione, non bisogna confonderla con la musica da ballo che ora va molto di moda, ma al contrario fa parte di quella branca molto caliente che si arpeggia a tratti con toni molto forti, ed in altri in modo quasi soffice, delicato e dolce. Ha poco in comune con quella ballabile. Come hai maturato la musica latina… Con gli anni crescevo musicalmente e dopo il rock ed altri mille generi, ho sentito l’esigenza di cambiare e di trovare un percorso tutto mio che ben combaciasse con il modificarsi del mio carattere. Senza dubbio anche il grande amore per la chitarra classica mi ha fatto avvicinare a questo tipo di musica perché e con essa che si esprime al meglio. Sogni nel cassetto a breve o lungo termine… Vorrei che la gente riscoprisse di più i valori umani, direte che ci azzecca con questo. In questa vita che ci stressa e che ci indurisce il cuore, nella gente che vive i locali traspare un velo di questo nuovo male, il pubblico ormai cerca di divertirsi con benevolenza e sono poco inclini a sentire veramente un genere piuttosto che un altro. Cercano il massimo divertimento con pochissima attenzione su quello che c’è dietro un genere particolare e difficile da interpretare. Ci vorrebbe serenità per aprire la strada ad altri artisti e tirare fuori grandi personaggi che da questo mondo molto superficiale vengono nascosti e occultati. Purtroppo si sente solo musica meccanica che fa divertire in modo rapido, veloce dove non hai bisogno di mettere attenzione e spirito di osservazione perché è qualcosa di più semplice. Questo preclude la strada a chi fa della musica un’arte. Tutto ciò va a discapito della miglioria musicale. Ecco perché mi auguro che la gente si avvicini all’arte dell’ascolto. Se è maggiore il numero del pubblico, aumenta automaticamente anche lo stimolo del compositore e l’interscambio culturale. Cosa ti colpisce del pubblico quando ti ascolta nei locali dove ti esibisci… La musica che proponi è solo un linguaggio di comunicazione dei tuoi stati d’animo e dei tuoi sentimenti che hai in quel preciso istante. Con lo strumento io comunico con gli interlocutori. E’ importante esibirsi, ma io cerco sempre di parlare agli altri e di stabilire un ponte magico di collegamento. Un ponte che li porti dritti alla mia dimensione e alla mia musica.
Massimo Mastronardo
Il Doctor Sound … Mario Ansaldo
Sulle copertine dei CD, dei 45 giri, delle cassette leggiamo: “Registrazione Editing e Mastering: Doctor Sound's di Mario Ansaldo” Pochi sanno che Mario Ansaldo, il dottore della musica, è proprietario di una sala di incisione e prove a Tremestieri. A questo ennesimo importante sconosciuto messinese chiediamo…
Quale motivazione ti ha spinto ad intraprendere questo che forse più che un lavoro è una passione… Il mio lavoro è un’esigenza…. Parti dal sogno: diventare musicista… e poi… se non ci riesci, fai una scelta che comunque ti consenta di rimanere nel mondo della musica, anche se un po’ in periferia. Cosa speri trovino i ragazzi che vengono qui a provare o anche i musicisti più esperti. Che cosa vuoi dare… Una struttura importante. Qui trovi una tecnologia avanzatissima e quindi inserire un impianto del genere a Messina ha il senso di offrire un complesso di elementi veramente professionali sia a chi ha l’esigenza di realizzare un prodotto importante, sia a chi come principiante si avvicina al mondo della musica, il fine è fornire apparecchiature che motivino gli uni e gli altri. Quali sono le prerogative che hai nel tuo studio e che puoi fornire all’utenza…Un prodotto …Pro Tools HT3 … che per gli addetti ai lavori vuol dire già tutto. Parliamo di un sistema che usano nomi importantissimi, Franco Battiato, Peter Gabriel, Giovanotti, Pino Daniele, quasi tutti i musicisti più importanti. La maggior parte, anzi il 90%, della discografia mondiale è fatta utilizzando Pro Tools che è il top della gamma. Nella tua sala si possono anche incidere dischi… Questo è lo scopo fondamentale della struttura. I tuoi sogni futuri, le tue aspirazioni.. Ogni disco è un appagamento, poterne poi vedere uno che arriva nelle classifica e che fa girare il tuo nome oltre quello dell’artista sarebbe la più grande soddisfazione Cosa serve a Messina cambiarla da punto di vista musicale.. Probabilmente, ma non solo a Messina, in generale, serve un po’ di umiltà in più. Tutti a 18 anni abbiamo il sogno di avere l’arte nel cuore, quindi non ci vogliamo assoggettare a delle regole che in realtà non sono mai del tutto sovvertibili. Bisognerebbe spogliarsi di un po’ di presunzione che ci fa credere che siamo artisti, i migliori, e che il resto del mondo non capisce niente Quali artisti importanti sono stadi in questi studio’s.. C’è stato il bassista di Vasco Rossi Claudio Colinelli, il chitarrista di Lucio Dalla, il grande Riki Portera, il batterista di Mingardi Mario Zapparoli. Con Vincenzo Spampinato ho collaborato per la realizzazione dell’Inno di Sicilia, lavoro su base istituzionale, che dovrebbe essere uscito proprio in questi giorni.
Doctor’ Sound è anche su internet all’ndirizzo: www.doctorsounds.com
Massimo Mastronardo
E’ morto Alfio Alberto Consoli il “Direttore” |
6/12/2007 di Massimo Mastronardo
Ieri nella tarda notte è venuto a mancare uno dei miei più cari colleghi, uno che come amavo definirlo io era a tutti gli effetti l’Enzo Biagi del giornalismo messinese. Aveva 81 anni, ma sembrava in ogni circostanza un eterno giovinetto, come se per lui l’età fosse solo una questione anagrafica e non biologica. Il suo era un giornalismo attivo e sviluppato su più fronti, anche se il suo ruolo principale era quello spiccatamente votato alle discipline sportive, quali il calcio ed il basket. Alfio Alberto Consoli era il suo nome di battesimo, ma tutti solevano chiamarlo più semplicemente “Direttore”. Egli era sempre al fianco delle vicende messinesi con quel vivo interesse tipico di chi non cerca di raccontare solo della fredda cronaca, ma degli avvenimenti che nel bene o nel male poi finiscono inevitabilmente con il cambiare la storia. Quei suoi 53 anni di iscrizione all’albo conservavano nascosti tra i filamenti visibili della sua longeva carriera una esperienza da cui i giovani giornalisti attingevano come da una fonte inesauribile. Conosceva menadito la Storia Patria messinese e quella della Nazione Italiana dall’unità d’Italia, passando dalle due guerre mondiali, fino ad arrivare ai nostri giorni; sapeva di tutto e di più sulla nascita e sulle origini della carta stampata a Messina e sui primi passi delle novelle e pionieristiche emittenti televisive locali. Era un uomo d’altri tempi immerso dentro il suo impermeabile grigio e la coppola con i fedeli quotidiani sempre sotto braccio. Veniva dalla vecchia scuola e dalla vera gavetta, quando scrivere era questione di merito e bravura e se iniziava a raccontarti nel suo modo semplice e scorrevole quelle giornate indimenticabili del Messina ‘anni 60, nel vecchio impianto di Via Oreto, allora era finita e dovevi rassegnarti a perdere almeno due orette con lui perché se non ti raccontava tutti i particolari e minimi dettagli ci stava male. Era buono d’animo ed amante e ghiotto delle cose dolci che ne avrebbe mangiato in quantità sconsiderevoli, non riuscivi a credere che avesse 81 anni e nell’intervallo tra il primo ed il secondo tempo, all’interno del ristorante in sala stampa, tra l’incredulità generale e le facce sbigottite riusciva a farsi fuori piatti di ogni pietanza e prelibatezza facendo restare di stucco tutti gli addetti ai lavori che divertiti si dimenticavano, grazie appunto alla sua comicità e ilarità, dello stress provocato dal lavoro e magari di un risultato non felice a favore del Messina Calcio. Quante barzellette raccontateci, brevi freddure che contenevano non solo sana comicità ma anche insegnamenti di vita. Ciao Alfio non dimenticherò mai le giornate passate al bar di fronte la redazione, quando tra una chiacchierata sui soliti ed annosi mai risolti problemi della città di Messina ed una disquisizione su Giordano e Valentini, tu per dimenticare le cose brutte riuscisti in meno di 20 minuti a mandar giù due caffe’ espressi e ben due cornetti lasciandomi impallidito, meravigliato e tanto divertito. Si caro “Direttore”, il mio “Unico e grande Direttore”, voglio ricordarti così con quel tuo grande e memorabile appetito che mi ha fatto capire e mi ha soprattutto insegnato una cosa che nella vita come diceva Lorenzo il Magnifico “Chi vuol esser lieto sia di doman non c’è certezza”. Se non ti fossi mangiato quei due croissant quel giorno e quei due caffè uno dietro l’altro a quest’ora, oggi, in paradiso li avresti rimpianti. Sei Grande Alfio... ciao dal tuo amico Massimo Mastronardo |