Salvatore Todaro

detto

... il Don Chisciotte del Mare

 

“Da mesi e mesi non faccio che pensare ai miei marinai che sono onorevolmente in fondo al mare. Penso che il mio posto è con loro”.

Così scriveva Salvatore Todaro il 12 dicembre 1942, un giorno prima di morire, in una lettera ad un suo amico salentino, che aveva vissuto con lui le incredibili vicende a bordo del sommergibile “Cappellini”.

Todaro aveva solo trentaquattro anni e tutta una carriera davanti a sè, aveva una moglie giovane e due figlie piccolissime e non aveva nessun motivo per desiderare la morte.

Quest’anno, in data 30 agosto 2023, la rassegna cinematografica di Venezia, per il suo 80esimo anniversario aprirà con un film tratto da una storia vera.

La storia è quella dell’eroe della seconda guerra mondiale Salvatore Todaro

Tutti i più grandi Giornali nazionali e internazionali domani apriranno su VENEZIA 80, e lo faranno verosimilmente con questo titolo:

- Sarà il Comandante, diretto da Edoardo De Angelis, con Pierfrancesco Favino, il nuovo film d’apertura, in prima mondiale in Concorso, dell’80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, diretta da Alberto Barbera (30 agosto – 9 settembre 2023).

 

Ma chi era questo Comandante?

 

Quando ci fu il terremoto di Messina, Salvatore Todaro du riuni Santu 'i missina aveva solo pochi mesi di vita ed il destino volle che scampasse al tremendo sisma perché lo aspettava un destino, quello di eroe.  

Morì nel sonno a soli 34 anni per una scheggia alla testa arrivata da una raffica di mitraglia di un aereo inglese durante la seconda guerra mondiale.

Quasi dimenticato dai suoi stessi concittadini, oggi riemerge dalla memoria e diventa l'eroe del cinema mondiale.

 

Nato a Messina il 16 settembre 1908, Salvatore Todaro si trasferì a Chioggia durante la Grande Guerra poiché il padre, il maresciallo d’artiglieria Giovanni Todaro, venne incaricato quale responsabile di Forte Penzo nella laguna veneta.

Salvatore studiò alle elementari di Sottomarina Caio Duilio di Messina e quindi successivamente a Chioggia dove frequentò le scuole tecniche prima di entrare all’Accademia militare di Livorno nel 1923.

Nel 1927 fu promosso guardiamarina.

Si distinse subito come marinaio di grandi valori e principi.

 

L'anno successivo, 1928, fu promosso sottotenente di vascello e  venne destinato a Taranto per frequentare il corso di osservazione aerea e per essere successivamente assegnato a diversi incarichi imbarcati sia su unità subacquee che di superficie.

Nel 1933, a Livorno, si sposa con Rina Anichini, ha due figli Gian Luigi (1939-1992) e Graziella Marina (1943)

Nel 1936 Todaro venne destinato alla 146ª Squadriglia Idrovolanti e l'anno successivo si imbarcò su di un sommergibile operante al largo delle coste spagnole durante guerra civile

Nel 1940, raggiunto il grado di capitano di corvetta, ottenne il comando del sommergibile Luciano Manara (classe Bandiera) e successivamente quello del sommergibile atlantico Cappellini (classe Marcello)

Allo scoppio della seconda guerra mondiale Todaro e il Cappellini vennero destinati alla base oceanica Betasom di Bordeaux dalla quale i sommergibilisti italiani, partecipando allo sforzo germanico durante la Battaglia dell'Atlantico, si sforzavano di bloccare le rotte marittime tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.

A Messina a Salvatore Todaro non è intitolata neanche una Via o una Piazza, in città a ricordo di questo gigante ci sono solo un piccolo museo ed un mezzo busto a ridosso dell'area protetta della marina militare oltre una lapide nel rione Santo di Messina dove egli nacque.

 

Morì a Jazirat Jalitah in Tunisia il 14 dicembre 1942, le sue spoglie mortali si trovano nel cimitero di Livorno.

 

Era il 10 ottobre del 1940 quando nell' Oceano Atlantico il comandante Salvatore Todaro salvò i naufraghi del mercantile belga Kabalo che precedentemente aveva affondato con il cannone del sommergibile Cappellini.

 

Si avete capito bene, egli sfidò la morte per salvare i suoi nemici.

 

... La sua fama di Don Chisciotte del mare si espande così in tutta Europa ed in tutto il mondo.

 

Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive dei suoi superiori, il Comandante Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda:

“Perché noi siamo italiani”.

 

L’ammiraglio tedesco Karl Dönitz, comandante della forza sottomarina dell’Asse, l’aveva redarguito duramente. “Neppure il buon samaritano della parabola evangelica avrebbe fatto una cosa del genere”, gli disse l’ufficiale nazista.

La sua disobbedienza poteva essere scambiata ad un atto di insubordinazione, poiché gli ordini dell’Asse erano quelli di non soccorrere i superstiti.

 

Secondo molte fonti storiche, mai smentite, Todaro avrebbe replicato alle critiche dell’ammiraglio tedesco con una frase memorabile: “Noi siamo marinai, marinai italiani, abbiamo duemila anni di civiltà sulle spalle, e noi queste cose le facciamo”

 

Salvare vite umane in pericolo, non lasciar morire i naufraghi, era un dovere che veniva prima di qualsiasi esigenza bellica.

Al momento opportuno, l’Italiano Salvatore Todaro, aveva saputo ascoltare la sua coscienza tenendo fede ai più alti principi etici.

 

Quell’episodio non sarebbe rimasto un caso isolato.

Il comandante Todaro tornò a far parlare di sé l’anno dopo, il 5 gennaio 1941, salvando diciannove superstiti del piroscafo inglese Shakespeare, dopo averlo affondato nelle acque dell’Atlantico, tra le isole Canarie e le coste africane.

Anche allora accadde qualcosa di incredibile: gli uomini in mare vengono salvati e issati a bordo della nave nemica che li ha appena attaccati, quindi portati in salvo su un’isola vicina.

 

La madre di uno dei naufraghi nemici salvati da Salvatore scriverà ...

“ …Vi è un eroismo barbaro ed un altro davanti al quale l’anima si mette in ginocchio, questo è il vostro. Siate benedetto per la vostra bontà che fa uno di Voi un Eroe non soltanto per l’Italia ma per l’Umanità”.

Insomma un esempio non solo per tutti i messinesi, ma un esempio per tutto il genere umano.