Poeti e poesie

 

 

 

 

A VARA

 

E' festa di lu populu e' festa di l'Assunta

Non vi dici abbastanza cu è chi vi lu cunta.

A sira i mezzagustu nu coppu all'aria spara

pi ricuddari o populu chi sta pattennu a Vara

poi nautru coppu spara e la Vara si movi

e ammenzu a genti allegra c'è cu si commuovi

a li du gumeni li tiraturi attaccati

tirunu l'Assunta chi facci tutti sudati

cu tira pi li figghi cu tira pa mugghieri

cu voli chi u dumani sia megghiu d' aieri

la populazioni tutta partecipa vaddannu

e ringrazia la Madonna ca po vidiri puru st'annu

e ' nta sta baraunna un sulu gridu è pi la via

da genti tutta in coru chi grida "Viva Maria"

E' festa di Missina e' festa di l'Assunta

Non vi dici abbastanza cu è chi vi lu cunta

                           

                              Marino Gaetano

Traduzione

E'festa del popolo e festa dell'Assunta non dice abbastanza chi e' che lo racconta

La sera di mezz'agosto un colpo di mortaio spara per ricordare alla gente in attesa che sta partendo la "Vara". Poi spara un altro colpo e la Vara si muove e fra la gente allegra c'è chi si commuove, alle due corde i tiratori attaccati tirano l'Assunta (altro nome della Vara) con le facce tutte sudate, chi tira perchè ha fatto un voto per un figlio e chi per la moglie e chi tira perchè vuole che il domani sia megliore. La popolazione ai lati della strada partecipa guardando e ringrazia la Madonna di averli fatto vivere un altro anno.

Ma in questa baraonda il grido è uno solo per la via, della gente tutta in coro che grida "Viva Maria"

 

************************************

 

Suli di Missina

 

Quannu s'alza lu sili a la matina

Supra la bedda terra di Missina

Nettunu ca so manu lu saluta

Dill'altu u binidici a Madonnina

Li missinisi allegri, 'nta li stradi

Contenti si ni vannu a travagghiari

E 'nta lu cori soi lu ringraziannu

Chi puru oggi i vosi illuminari

Lu suli vidi e  volli ricambiari

E manna sutta li raggi soi chiu' beddi

Pi riscaldari senza distinzioni

Stradi, straduzzi e viculeddi

Pirsinu li chiu infimi fameddi

Unni sunnu li casi di li povireddi

Chi lunica ricchizza chi annu è la matina

Vidunu lu suli chi brisci supra la bedda terra di Missina

 

                                       Marino Gaetano

 

Traduzione

Quando si alza il sole la mattina, sopra la città di Messina, la statua del Nettuno lo saluta e dall'alto della stele lo benedice la Madonnina. I messinesi allegri, nelle strade, contenti se ne vanno a lavorare ed in cuor loro lo ringraziano che pure oggi li ha voluti illuminare. Il sole vede ciò e vuole ricambiare e manda sotto i raggi suoi più belli per riscaldare senza distinzione strade, stradine e vicoli, persino i posti più dimenticati dove ci son le case della povera gente, che l'unica ricchezza che possiede è la mattina, vedere il sole che spunta sopra la terra di Messina

       


                                             

 

'Ca Testa 'nto Palluni

 

'Ca testa 'nto Palluni ogni mumentu                  E Tiziana spurtiva 'ccillenti

tutta Missina e Provincia avi guardari                 rispunni a tappu e sbrogia la matassa         

la TFC è nu divertimentu ...                        a latu du cumpari u "diligenti"    

granni regia di Minu Licordari!                     chi havi 'na lapa nterra troppu scarsa

Si parra di Palluni e du Cunventu                   Ricorda Licordari... stati attenti:   

da squadra giallurussa nto giucari.                   "Cumpari la sintassi non è farsa!"

Ogni partita è 'na gran suffirenza...                  Poi Pippo Isgrò espertu cumannanti;  

du Sanfilippu non si po' stari senza!                 La Ventimiglia è oru giuiellanti.

E sta trasmissioni va intra i casi,                     La bedda Viviana Messaggera...

porta allegria e mumenti culturali...                  e lu Peppi La Rosa cunssigghieri,

cca li discursi su comu i girasi...                     cu Guglielminu chi spiega com'era

programma sceltu e sulu a stu canali.                 è chiaru? Ccà nun ci sunnu misteri.

Cu Principatu l'Architettu, è a basi,                  Tutto è ripresu cu modu e manera

c'è Blundu chi vignetti soi geniali.                    di Abrami e di Scalia l'ingigneri,

Poi tanta storia sempri 'ntirissanti...                   Salvatore La Porta l'assistenti

Pitroni è giurnalista proiettanti.                      ch'è sempre attentu e mai dici nenti

Tra l'ospiti c'è un "grossu" Limonata,                  Nto nfogghiu comu fazzu a ricurdari   

chi senza cirimonii spara bruttu...                    a tutti l'autri ospiti i spissuri,

e l'avvucatu Ungaru a jurnata                         e li tecnici m'hannu a scusari...

batti e ribatti ... e l'Inter è la sciara.                   è certu, sunnu tutti gran signuri.

Da Zuccarello è ricca la parrata,                     Ma ora cchiù non sacciu comu è fari

di ecunimia e di Missina cara.                       a chiudiri 'sta me' puisia d'amuri.

C'è Crisafulli Emanuele, attentu,                     Afferru 'a me' chitarra strimpillannu...

è la saggizza e lu cori cuntentu.                       baciu li manu a tutti... e vaiu cantannu!

 

Messina 9 febbraio 2005                                        Gianni Argurio

 


 

Lu Pisci Spada

 

‘Da iè   ‘Da  iè

Lu Vitti  Lu Vitti lu Vitti

Piggia la fiocina

‘ccidilu ‘ccidilu

Ohhhhhhhhhhhhh

Te piggiaru la fimminedda

Drittu drittu ‘ntra lu cori

E ciancia di duluri aih aih aih aih

E la barca la strascinava

E lu sangu ni curria

E lu masculu ciancia aih aih aih aih

E lu masculu paria ‘mpazzutu

‘nci dicia -‘bedda mia nun chianciri

-‘bedda mia ‘nun chianciri dimmi tia c’aiu fari

Rispunnia la fimminedda cu nu filu filu e vuci

-Scappa scappa ammuri miu c’a si no’ t’accidinu

-No no! no no  ammuri miu

si tu mori voggiu muriri assieme a tia

si tu mori amuri miu voggiu muriri

Cun’un sartu si truvo’ cu issa

Cucchiu cucchiu cori a cori

E accosi’ finiu l’amuri

Di du pisci sfortunati

‘Da iè   ‘Da  iè

Lu Vitti  Lu Vitti lu Vitti

‘Nc’e’ puru lu masculu

‘ccidilu ‘ccidilu

Ohhhhhhhhhhhhhhhhhhh

Chista è na storia

D’un piiisci spaaada

Storia d’amuriii

 

Domenico Modugno

 

Queste le parole della bellissima Canzone di Domenico Modugno sul Pesce Spada, animale di cui hanno narrato i più grandi poeti e storici e intorno al quale sono sorte leggende. Egli è il Re dello Stretto, padrone incontrastato del mare al quale i pescatori hanno attribuito poteri antropomorfici umanizzandolo e rendendocelo capace di amare e di patire sentimenti  come se fosse uomo pesce. 

 


 

MESSINA SIAMO NOI

 

Ma c'è una cosa che mi dà tante emozioni ...

E' questa squadra che mi prende per le mani

E mi fa volare - mi fa cantare - mi fa sognare...

 

Non è la pioggia ... sono lacrime d'amore.

Sei la bandiera che riscalda il nostro cuore.

E ci fai volare - ci fai cantare - ci fai sognare.

 

Sei una fede che non morirà.

Sei l'orgoglio di questa città

che ha bisogno di te,

che ha bisogno di noi per vivere,

che ha bisogno di te,

che ha bisogno di noi per crescere,

perchè Messina siamo noi.

Siamo noi!

Perchè Messina siamo noi.

 

Mi son svegliato e ho davanti gli occhi il mare.

Sei il mio buon giorno - sei la strada e devo andare...

E mi fai volare - mi fai cantare - mi fai sognare.

 

                                                                           Salvatore Trimarchi

 

 


 

 

                 Addio a Franco Scoglio

 

 

Addio Franco Scoglio,ci hai lasciato !

Lasci la scena,lasci quaggiu' la vita.

Voli su' in cielo,corri disperato,

chissà forse t'aspetta una partita !

 

Oggi ti piangeranno i tuoi "bastardi "

Lagrime avran per te i "non piu' verdi"

Tante sono le gioie ed i ricordi

che scorron veloci, in occhi d'amarcord!

 

E fiumi di rimpianti scorreranno...

Occhi umidi il vuoto fisseranno...

Gonfio e' il cuore e pieno di tristezza,

si perdon le parole,senza forza...

 

Assai t'abbiamo amato,grand'isolano !

Fieri andavamo della tua spavalderia.

Tu eri noi,per noi eri un vulcano,

vanto di tutta la tifoseria !

 

Primi di ottobre,quanta malinconia...

Messina e' a lutto,piange Franco Scoglio !

Un grande figlio oggi e' andato via :

rimarrà nei ricordi, nostro orgoglio !

 

                                         Domenico   Sergi


 

Ritorno a Messina

 

Sono tremila metri…o giù di lì…

Di dolce mare che ancora ti separa

Dalla terra per cui certo stravedi,

che aspetti di veder di ora in ora…

 

Cavalchi l’onde e serio vai fissando,

con gli occhi l’altra sponda perforando…

mettendo a fuoco spazi,tempo e luoghi :

Finchè già l’intravedi,in gran bellezza…

 

I posti sistemati nella mente:

Ganzirri,la Riviera,quanta brezza…

Gonzaga e Castellaccio sopra il monte…

 

Ti trema il cuore,innanzi alla “Palizzata”,

mentre a sinistra c’è la Madonnina…

Lì in fondo Montalto..il Duomo…la Navata…

Sei proprio qui,sei nella tua Messina !

 

E appena sceso,andando verso il Centro,

trovi le strade note,assai intasate…

“son  proprio a casa mia,ci son dentro…

più t’avvicini,più sono…meno vaghi !

Le cose son le stesse…mai cambiate…!”

 

                                                                   Domenico   Sergi

 


 

 

              Shakespeare….

 

Oggi nessun lo sa, né può saperlo,

ch’era uno di noi,di Zancle figlio

col vento di Grecale sulla pelle

parente a Colapesce e in pancia…

frittur di costardelle….

 

E l’ombra del passato torna a galla

come evocata dal sangue dei proscritti

Sorgono i fantasmi dall’oblio

vogliono il loro posto

nello scacchiere dei ricordi,quello vero…

 

E torna Michelangelo alla ribalta,

stanco di correre ormai su ogni bocca

Parla un dialetto strano,il suo idioma,

quello degli avi, il suo da ragazzino…

 

Racconta  dei suoi viaggi fuggitivi,

lontano dalle terre che più amò,

lo fece sempre, scrivendone il passato,

i fatti antichi, quanto da lui vissuto…

 

“Tantu rumuru pi nenti” questo è vero !

Perché si camuffò, ma restò sempre lui,

il Crollalanza ch’ebbe dalla madre

poi tramutato in Shakespeare, per esigenze…

 

Lasciate che qui scorra la strada dei suoi anni

con casa Otello, di Verona, dove abitò,

o con Giulietta  che fù suo vero amore

prima ch’ebbe a scappare, per riparare a Londra…

Pensate a quell’inglese di Statford

che senza  mai passar  la Manica

abbia potuto scrivere tante meraviglie

con la dovizia dei particolari

che sanno di Venezia, di Verona, di Messina

di storia ,di cultura, leggi e medicina !

 

Torna tra noi,torna, Michelangelo,

torna nella  Messina tua,noi t’aspettiamo…

Ti aspettano i tuoi pari

Juvara,Maurolico,ed Antonello, e cento e cento ancora…

Manda un segnale ,una prova…per il mondo

non certo per noi,che invece lo sentiamo….

 

 

24.01.2007                                                                Domenico   Sergi

 


IL MESSINESE

 

Il Messinese è un essere assai curioso e strano:

amico degli estremi, è scaltro o tabarano.

 

Spesso per cose frivole si esalta ed è furente,

mentre per cose serie, mostrasi indifferente,

 

il male spessa esagera, rimpicciolisce il ben;

piglia in buona moneta ciò che a dirgli si vien.

 

Egli ogni cosa critica, nulla trova ben fatto

a lui il matto per savio ed il savio per matto.

 

Nell'impeto è indomabile: se la piglia con cento,

ma è tempesta che dura lo spazio d'un momento.

 

Manca d'impulso proprio e segue quello altrui.

Egli di tutto chiacchiera, d'ogni cosa si intende,

si accalora, si infiamma e si arrabbia e si offende.

 

Nemici suoi implacabili, che danna all'odio eterno,

sono il Prefetto, il Sindaco, il Questore ed il Governo.

 

Tutto quanto non garbagli vien dal governo infame,

ed è colpa del Sindaco se egli muore di fame.

 

Se le cose non vanno per il cammino retto,

la colpa, non c'è santi è del signor Prefetto,

 

e se poi lo molesti un qualche seccatore,

la colpa, non c'è santi è del Signor Questore.

 

Fa tutto per raggiungere un voto del suo core,

ma appena l'ha raggiunto, si pente dal suo ardore.

 

I giorni che trascorsero decanta ai quattro venti,

dei dì presenti duolsi, ne ha fede ai dì vegnenti.

 

L'alta frase patriottica dalla sua bocca uscita

è questa: - Miei signor, questa è città finita.

 da "Il Marchesino" del 26 settembre 1908

questa poesia mostra come il DNA dei messinesi sia cambiato ben prima del terremoto del 1908


La Peloro

La Peloro contava un gran numero di tifosi che in questa squadra vedevano l’espressione più pura del calcio peloritano.

I giovinotti tifosi della Peloro, versi di Mario Grasso sull’aria di Cantatrice delle Stelle, prepararono l’inno della Peloro:

 I

Ecco: torno a giocar

Senza mèta guardar

Son le glorie passate

Che mi spingon fin qui

Degli acquisti non ho

E, pretender non so,

ma di “puri” ho la squadra,

con in petto il bel cor

 

Gioca Peloro ancor, gioca Peloro,

morto non sarà mai di te l’alloro.

Quando di “puri” tu ti schiererai,

cosa t’importa se non vincerai ?

Ma se la sorte è giusta all’ardimento

Ogni vittoria tua varrà per cento

E dir potranno gli avversari, resi,

quei ch’hanno vinto, sono Messinesi !

 II

I miei belli colori,

affidati ho a color

c’hanno tutti una fede

per la loro città.

Essi giocan col cor,

per l’orgoglio e l’onor,

non pel vile denaro

che non fa’ mai cantar:

   

Gioca Peloro ecc.

 

dal sito http://web.tiscali.it/Messinastory/indice.htm  


I vecchi Cinema a.. Messina

 

Ci passi accanto e ..un fremito t’assale!

Pensi al glorioso e ‘mitico’ Peloro…

Rivedi, in”trans”, l’entrata con le scale,

la sala,i palchi,il Cinema dei tempi d’oro…

 

L’ “oro” della nostra gioventù.

Della Messina che oggi non c’è più…

Quando la sera per rintuzzar la noia

andavi a rilassarti al Cinema Savoia…

 

Grande platea, con tanti palchi attorno,

dove godevi teatro e cabaret :

il tetto apribile, proscenio profondo..

Dicono fu aperto con la Carmen del Bizet…

 

Come non ricordare il Cinema lì accanto?

quella famosa sala che si chiamò ‘Trinacria’.

Uno dei primi…della città vanto,

anch’esso demolito,che Dio l’abbia in gloria…!

 

Per noi ragazzi erano..” Cinema per’grandi”…

Noi andavamo al Diana e al Quirinetta.

Con pochi soldi stavamo qualche oretta,

facendo traffico,”schifiu e baraunni”…

 

Cadenzavamo il trotto dei cavalli:

La carica dei seicento” con Errol Flynn

I lancieri del Bengala” e “Gunga Din” !

Amavamo Tarzan e, dei Western, i ...duelli!

 

Ricordo all’Orfeo,”Riso amaro”

Silvana Mangano, bella da morire...!

al Garden ci fù “Duello al sole”

Gregory Peck e la Jones,farsi finire…


 

Ma come chiuder qui la..carrellata

senza parlar del “nostro” Casalini!?

Là te ne stavi a ore,anzi.. a giornata,

mangiando sempre calia e nocciolini…

 

Era alle “Due vie” …’u piducchieddu’

fu sempre ricovero di gente malandata.

Certo,il locale,non fù“u chiù beddu”…

ma tolse tanta gente dalla strada…!

 

14.06.2007                                                                Domenico   Sergi


 


 

Perde Messina…

 

Rallentano i traghetti il moto pendolare…

van via le Industrie, via anche la Marina

ci resta( meno male ! ) solo la Madonnina.

Treni sempre di meno,

chi mai ci salverà ?

Sembriamo sempre più

l’ ‘isola’… che siamo.

 

Scilla piange di là, Cariddi qua…

Ormai le Bagnarote più non passano,

a portar via il sale, sotto le gonne larghe!

ormai ci resta il pianto

e le parole al vento

delle promesse vuote

che il tempo ha cancellato…

 

Messina… sempre più sola,

senti l’amaro in gola…

Il paladino è stanco,

la spada s’è afflosciata,

ieri la guerra, dopo i terremoti,

oggi i tuoi uomini, senza gli ‘attributi’…

I lutti sono nell’anima

dove non ci son lagrime,

per questo ch’era un… Mare

ed oggi è …acqua salata .


 

02..07..07                                                    Domenico   Sergi

 


 

 

 

 Home Page