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Da una chiacchierata con il Puparo Venerando Gargano discendente delle arti pupare dei suoi trisavoli, parliamo di Pupi, di antichi sentimenti, di tradizione di valori che non esistono più e di generazioni che hanno fatto la storia, di Teatro Stabile come momento di svago e intrattenimento culturale, ma sentiamo questa discussione e cerchiamo di capire cosa ne è uscito fuori... Da cinque generazioni dal 1840 circa, anche se non si può stabilire una data precisa poiché del capostipite di questa grande avventura si sanno poche informazioni. Quel poco che so è che era uomo di grande cultura, uno scrittore di libri, romanzi in particolare di cavalleria. Dal mio trisavolo è iniziata la storia di “Bellisario da Messana” che è la nostra storia. Era comunque un' amante dei pupi e della loro storia e tradizione. Mi ricordo che mio padre diceva che aveva una fabbrica di sedie ad Acireale, ma anche se l’appellativo era fabbrica a quei tempi la lavorazione avveniva in maniera artigianale, a mano. E dalla lavorazione del legno è venuta fuori la passione per la lavorazione e la creazione dei pupi, del pupo siciliano. Ha cominciato a comprarne un paio e li teneva nel laboratorio della sua fabbrica. Contemporaneamente ha cominciato a scrivere i romanzi cavallereschi che si adattavano ai pupi siciliani. Da qua il mio trisavolo e il mio trisnonno hanno cominciato ad interessarsi e ad amare la tradizione dei pupi siciliani. A partire proprio con il mio bisnonno e mio nonno, di cui porto il nome, ci sono anche tracce storiche scritte di spettacoli e di teatri stabili a lui affidati prima ad Acireale e poi a Messina. A Messina gli spettacoli dove venivano fatti…Mio nonno Venerando Gargano ha avuto 5 teatri stabili. I primi che ha avuto insieme a mio padre Don Rosario Gargano non so dove fossero esattamente, quelli di cui io so con certezza sono stati a Piazza del Popolo, a Provinciale, dove c’era un convento di suore, che poi è stato demolito con i bombardamenti della II Guerra Mondiale, successivamente nello stesso luogo ne ha avuto ancora un altro. Poi un altro teatro stabile era a Giostra al Rione San Matteo…Nel passato la tradizione dei Pupi era molto più forte, più sentita ed intrisa nella nostra cultura siciliana. I discendenti di molte famiglie pupare hanno deciso di sciogliere le compagnie e di non continuare più la tradizione. Tu perché invece hai deciso di continuare e ti sei tuffato nella stessa avventura dei tuoi avi… In particolare a Messina dopo la II Guerra Mondiale, intorno al 1940, l’opera dei pupi ha avuto un degrado totale. Fino a quel momento l’intrattenimento era diverso ed in esso ci si rispecchiava, l’opera dei pupi era una parte della vita stessa dei cittadini. Con il decadimento dell’opera a favore di altri tipi di spettacoli, non ultimo quello televisivo, associato al costo elevato del mantenimento dei pupi stessi e delle compagnie, che non ricevevano altri introiti e incentivi economici se non quelli che gli provenivano dal pubblico pagante presente in sala, molto sfiduciati e demotivati hanno pensato a mettersi alle spalle queste pagine gloriose di questa antica forma  teatrale. D’altra parte si lavora per il pubblico, se questo manca, cessa ogni forma di attività. La preparazione di uno spettacolo dura non meno di 8 mesi, milioni occorrono fra confezionamento di pupi, scene e quant’altro e se manca il pubblico, tutto è inutile. Ma nelle compagnie, come nella vita, c’è la pecora nera, quello più ostinato degli altri a portare avanti, a non far morire la tradizione, quella oggi continua con passione nella famiglia Gargano. Sicuramente anche il Cavaliere Venerando ha dovuto affrontare e superare non poche difficoltà  nell’allestire l’Opera dei Pupi, ma nel famoso “Agosto Messinese” degli anni ’50 in Fiera lavorava come un matto. E questa è stata per lui una grossa fortuna perché gli ha consentito di continuare, ampliare e portare avanti la tradizione pupara e di farlo conoscere  ai molti. A questo punto Venerando Gargano mi mostra delle foto, delle stampe e dei pupi risalenti all’epoca e mi dice che furono utilizzanti per le rappresentazioni che si tenevano all’epoca nel Teatro dei 12mila, che veniva allestito ogni agosto a Piazza Municipio, (si chiamava così dal numero degli spettatori che poteva contenere e che ogni sera lo riempivano in ogni ordine di posti) Esso appunto si teneva negli anni ’50 durante l’Agosto messinese a Piazza Municipio. Mio nonno credo sia stato l’unico puparo in tutta la Sicilia a potersi vantare di avere avuto un numero così elevato di spettatori in una sola rappresentazione. Questo tipo di rappresentazioni erano uniche nella Sicilia poiché non esistevano neppure in città quali Palermo e Catania. Questa aggiungo io è una pagina indimenticabile per la storia e la cultura della nostra città che andrebbe ripresa e recuperata. Ma alle cose positive si associano anche le negative poiché uno dei teatri di mio nonno si è incendiato ed ha avuto un notevole danno anche economico poiché molti pupi si sono persi... inceneriti. Anni di lavoro vanificati, ma la tradizione non si è voluta interrompere e mio nonno e mio padre hanno ugualmente continuato la tradizione. E tu…Mio padre, dopo la morte di mio nonno ha avuto molti problemi e per quattro soldi faceva spettacoli  dappertutto perché la cosa importante era portare avanti questa tradizione. Anche se quando viveva mio padre c’erano ancora altre piccole compagnie pupare, molte di queste, non avevano grandi guadagni e non più sopportate da grande passione abbandonavano a poco a poco l’Arte. Ma è certo che il tempo alla fine  da ragione alla verità, ai principi sinceri, mio padre dunque ha perseguito questo sogno perché aveva grande amore verso ciò che faceva. Quando ero piccolo non capivo mio padre e mi chiedevo cosa lo sostenesse in questa impresa che mi sembrava inverosimile e fuori dalla realtà. Vedevo più sacrifici che soddisfazioni e non mi capacitavo. Da ragazzi si pensa: << Ho una vita da vivere e voglio godermela al meglio. Non voglio fare sacrifici inutili che non portano da nessuna parte. Ma cerco quelle cose che mi possano portare soldi e soddisfazioni, divertimento>> Insomma i miei erano i pensieri normali di ogni ragazzo. La svolta è data  dalla morte di mio padre. Anche se c’è da dire che benché appunto io non condividessi le sue scelte ho sempre lavorato con lui e imparato il “mestiere” accanto ad un grande artista come era lui. Non l’ho mai abbandonato e dall’età di 7 anni sono sempre stato con lui in tutti gli spettacoli nel momento della preparazione e in quello della rappresentazione. Il grande amore nei suoi confronti è diventato rispetto per ciò che lui faceva e impegno a continuare la tradizione artistica. Finché anche in me l’impegno è diventata passione ed amore e ho capito perché mio padre non ha mai abbandonato questo impegno artistico dove maggiori erano i sacrifici che le soddisfazioni. Finché non ci passi, non lavori con le tue mani quei pupi, fantocci inerti che tu però fai vivere e muovere sulle scene e tutto questo ogni volta ti mette i brividi e mai la volta successiva è come la precedente. E allora i sacrifici non ti pesano e neppure le difficoltà perché tu possa permettere alle tue marionette di vivere. I soldi, sempre pochi, sono solo una piccola gratificazione rispetto alla gioia immensa del rappresentare, dell’animare e del trasmettere al pubblico sentimenti ed emozioni. L’impegno è tanto anche in ordine di ore lavorative, sai quando parti per fare una rappresentazione e non sai quando torni e tutto sempre per pochi soldi, ma per il grande amore verso questa forma di arte e per la gioia di sentirti dire dal pubblico a fine rappresentazione: -Bene! Bravo! Quando sarà il prossimo spettacolo?... Quale è il tuo ricordo più bello, l’opera rappresentata che ricordi con più trasporto fatta con tuo padre o da solo… Da solo… sono ancora agli inizi e ancora quella più significativa non c’è stata. Un’altra cosa è stato lavorare con mio padre, con la sua esperienza di vita e di lavoro. La rappresentazione più bella però è stata quella fatta da mio padre “La morte di don Chiaro e Orlando” . Avevo 7 anni, ero seduto in platea con i miei fratelli e con mia madre e ricordo che guardando pensavo che sul palco ci fossero degli esseri umani, vivi, non pupi. La voce che dava mio padre, il modo in cui si muovevano… -Sono vivi pensavo!!!… Alla fine dello spettacolo quando mio padre mi prese e mi porto nella parte interna del teatro, allora e solo allora mi sono reso conto che fossero pupi.  Quello sicuramente è lo spettacolo che mi è rimasto più impresso. Secondo te perché oggi si apprezza poco questo tipo di cultura e questa tradizione… Intanto si apprezza poco perché non si conosce questa forma di arte e questo grande valore della nostra tradizione Come si può fare per far tornare la gente nei teatri popolari dei Pupi in questa fantastica dimensione…L’unica maniera è incentivare le rappresentazioni, aprire più teatri a questa antica forma di arte perché solo vedendoli si può provare l’emozione data da un racconto cavalleresco e dal muoversi della marionetta. Si percepiscono così sentimenti ed emozioni. Ci vorrebbe soprattutto un teatro stabile dove ritrovarsi, non solo pub, pizzerie, cinema, ma far venire alla gente la voglia di ritrovarsi insieme anche all’Opera dei Pupi, anche per uscire fuori “dai ranghi”, dalle abitudini. Alternativa alla vita monotona di tutti i giorni. E dopo che l’hai vista la prima volta ti entra nel sangue, ti rimane dentro ed hai voglia di ritornarci vuoi sapere come va a finire la storia… A Villa Dante e a Piazza Cairoli in questi giorni cosa rappresenterai... L’opera si chiama “Belisario da Messana” sono 14 repliche di questo spettacolo che ho preparato insieme alla mia compagnia. Rispecchia Messana nel ‘700 quando la città era sottoposta ad invasioni di ogni specie: turche, arabe ecc. Si mette in risalto come la città fosse un punto strategico cruciale nel Mediterraneo che faceva gola ai potenti del tempo e ad ogni tipo di invasori che avevano interessi nel Mediterraneo. Allora c’era il governatore Bernardo che gestiva la città e mentre si stavano preparando i festeggiamenti per il figlio che doveva compiere 18 anni si verifica l’invasione dei turchi. Qual è l'opera che sogni di rappresentare... Quella che io vorrei portare sulle scene è molto impegnativa e fino ad ora non l'ha mai realizzata nessuno, perché far muovere per molte ore due pupi sul cavallo e farli duellare non è roba facile. Sarebbe bellissimo non solo da vedere...  vorrei rendere possibile un duello  tra Orlando e Don Chiaro, duello che dura per 3 giorni e 3 notti sui loro cavalli e prima si rompono le lance poi...( Venerando già sogna e trasale con lo sguardo). Ma questo è un racconto che esce dalla tua fantasia o è storia vera che hai rintracciato in fonti… Il mio concetto è di fare storia  e spettacoli molto veritieri, più naturali possibili. Riuscire in tutto questo non è facile ed è molto impegnativo anche fisicamente se si pensa che un pupo del genere pesa 30 kg e bisogna farlo muovere in maniera naturale, coordinata. Per preparare uno spettacolo quanto ci stai e cosa occorre…Dipende dal tempo che hai a disposizione e da ciò che vuoi rappresentare. Il tempo non è mai abbastanza e le scadenze ti assillano. La mia giornata, dalla mattina alla sera e dedicata a fare pupi, a fare scenari, a preparare dialoghi. Per uno spettacolo decente non ci vogliono meno di 6 – 8  mesi e alla fine non sai ancora quali piazze ti accoglieranno. L’impegno quotidiano è non meno di 8 - 9 ore giornaliere, 3 prove settimanali, imparare a memoria la trama i movimenti dei pupi, la scenografia, l’entrata ed uscita dei vari personaggi, niente deve essere lasciato al caso, ma la passione che ti spinge a farlo ti allevia le fatiche. Lo spettacolo da quante persone è composto… Anche 10 – 12 persone per uno spettacolo decente. Quello che sto preparando io ora nella prima  scena ci sono 11 pupi  e se si calcola che per muovere 1 pupo ci vuole almeno 1 persona fare il paragone è semplice. La mia compagnia in particolare è fatta da tutti i miei familiari sorella, fratello cognati, nipoti, insomma la famiglia Gargano al completo, è difficile che entri un estraneo a far parte della compagnia. Il fatto che voi attori siete nascosti vi da la possibilità di leggere i testi… Non esiste leggere i testi tutto deve essere imparato a memoria dai tempi di scena, ai dialoghi, ai monologhi, non ci sarebbe più naturalità. Se leggessi non riuscirei a trasmettere al pupo emozioni e a farlo diventare una persona vera. Nel momento in cui reciti sei quel personaggio. L’opra dei pupi ti permette di far nascere quel personaggio, come una donna che partorisce i propri figli è la stessa cosa. L’attore da al pupo la vita con le mani e con la voce,  i sentimenti.  Un po’ come la storia di Pinocchio…Ma  la storia di Pinocchio è bellissima e veritiera, Mastro Geppetto siamo noi. Oggi guardiamo la fine delle cose, ma invece dobbiamo guardare piano piano l’inizio, l’origine, frammento per frammento. Perché quella persona non cerca un essere umano da amare, ma riversa il suo sentimento su un pezzo di legno? Pensateci … creare con le proprie mani qualche cosa unica al mondo a cui tu dai vita e che amerai per sempre per quello che è perché diventa parte di te, della tua vita dei tuoi sacrifici e che mai ti tradirà. Soprattutto nella società dove si sono smarriti i valori della famiglia, degli affetti, dell’amicizia. Alla fine c’è il ritorno di Pinocchio a Geppetto. Come se fossero la stessa persona...

Grazie Venerando

Vorrei ricordare, pur nel rispetto della grande tradizione pupara palermitana e catanese, che non dobbiamo dimenticare che se Cervantes ha scritto quel capolavoro che è "Don Chisciotte", che proprio a Messina, sulla via della convalescenza,  prese idea e corpo per la sua  stesura ( e siamo nel 1571)  è perchè  nella città  dello Stretto   incontra per la prima volta  l’arte affascinante dei pupi siciliani.  Così prende vita don Chisciotte, l'hidalgo nel quale rinascono e muoiono tutti i cavalieri antichi e che, fin dal primo momento, confonde i pupi che «rappresentano» i Mori con i Saraceni «veri», e combina uno sfracello a colpi di scimitarra.

Album di famiglia

Venerando Gargano

 

Rosario Gargano

 

 

 

Venerando Gargano con il nipote Venerando

 

 

Rosario Gargano

 

Opera dei Pupi al Cine teatro Orione

 

 

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