Enrico IV  e  Costanza d'Altavilla

 

 

 

La riscoperta delle lapidi di Enrico VI e Costanza d’Altavilla, il cui valore storico-culturale è certamente degno di grande considerazione, ha messo in atto tutta una serie di iniziative tendenti al completo restauro e all’eventuale loro riposizionamento nella sede originale, il Duomo di Messina.
L’iniziativa, nata per caso nel giugno 2008 ad opera di tre cultori di storia messinese - Daniele Rizzo (studente presso la facoltà di Farmacia dell’Università di Messina), Daniele Espro (studente presso la facoltà di Archeologia dell’Università di Padova) ed Aurora Smeriglio (messinese residente a Milano) - ha preso corpo grazie all’interessamento dei giornali locali (“La Gazzetta del Sud” e “Centonove”), del Sindaco di Messina, e del Direttore del Museo Regionale, Dott. Gioacchino Barbera.
Una delle due lapidi, quella di Enrico VI, è attualmente ridotta in condizioni tali da richiedere un lavoro di restauro alquanto dispendioso; l’altra, quella dedicata a Costanza d’Altavilla, è discretamente conservata. Il progetto, al momento, è rivolto alla riqualificazione di quest’ultima.
Dopo tutta una serie di formalità burocratiche, l'ultimo ostacolo da superare sembra essere quello dell’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, sulla cui necessaria autorizzazione, tuttavia, non dovrebbero sussistere dubbi, considerata la sensibilità che la Regione Sicilia ha sempre dimostrato nei confronti di reperti di così grande importanza.


 

 

Il matrimonio di Enrico VI e Costanza d'Altavilla


Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero II (“il Normanno”) e di Beatrice di Rethel, è certamente un personaggio dall'indubbio fascino, che ha segnato la storia della “sua” Sicilia in un tempo e in condizioni particolarmente difficili.
Poco prima della sua morte, Guglielmo II di Sicilia, non avendo avuto figli, indicò la zia Costanza come unica erede al trono del regno di Sicilia, escludendo dal novero dei suoi successori il cugino Tancredi. In virtù di tale decisione, Costanza, costretta a rinunciare ai voti monastici, venne data in sposa ad Enrico VI, figlio di Federico I Hohenstaufen (“Barbarossa”), più giovane di lei di circa undici anni.
Il 22 settembre del 1197, insieme ad Enrico e al figlioletto Federico II, inaugurò il duomo di Messina, consacrato dall’arcivescovo Berzio.
Dopo la morte del marito, avvenuta a Messina il 28 settembre dello stesso anno, tenne la tutela e la reggenza del figlio, che fece incoronare re di Sicilia.
Prima di tornare a Palermo, nella primavera del 1198, volle confermare, in segno di rispetto per Messina, il privilegio del Porto Franco, emanato dal marito l’anno precedente a favore della città.
Morì il 27 novembre 1198 e venne sepolta nella cattedrale di Palermo, a fianco del marito.
La sua fama era talmente alta che il sommo Dante volle celebrarla, ponendola nel III Canto del Paradiso.

Nel mese di maggio (forse l'11) del 1197 l’imperatore Enrico VI del Sacro Romano Impero concesse alla città di Messina il privilegio del Porto Franco. L’importante disposizione, vera e propria garanzia per i traffici del porto, comportò molteplici immunità, di natura sia economica che giuridica.
Alla morte del sovrano, avvenuta improvvisamente il 28 settembre dello stesso anno presso il Palazzo Reale della città, l’imperatrice Costanza d’Altavilla, in qualità di regnante superstite, decise di riconfermare tale importante emanazione, senza stravolgere i contenuti del proclama regale.
La cittadinanza messinese, al fine di conferire un giusto riconoscimento allo scomparso imperatore e alla famiglia imperiale, volle realizzare due lapidi che, collocate all’interno della cattedrale di Messina (all’epoca dedicata a Santa Maria La Nova), valorizzavano l’importanza del Porto Franco, grazie al quale Messina, città di commerci, avrebbe dovuto fondare le sue fortune. Le tavole, portando il nome dei due coniugi, sono da sempre conosciute come “lapidi di Enrico VI e Costanza d’Altavilla”.
Incerta è la datazione dei monumenti, che sembrerebbero tuttavia risalire al XIII secolo, come pare confermato da studi paleografici. Realizzate in marmo di Paros (isola della Grecia, nell'arcipelago delle Cicladi), contengono caratteri a sesto acuto e misurano rispettivamente 0,75 X 1,93 cm.
Il terremoto del 28 dicembre 1908, fonte di lutto per Messina, comportò anche la distruzione del suo duomo, e le due lapidi, già danneggiate dal tempo, vennero ridotte in frammenti. Fortunatamente, pochi giorni dopo il sisma, su richiesta di alcuni cittadini, si provvide al recupero delle due lastre marmoree.
Oggi, a distanza di un secolo, esse sono conservate presso il Museo Regionale di Messina, ancora in attesa di un loro doveroso restauro.

Testo di Daniele Espro

Do' spazio nel mio sito a Daniele Espro nato il 5 marzo 1988 ad Abano Terme, ma con Messina nelle vene poiché il padre e lo zio sono messinesi doc (vedi recensione del quadro di Antonello da Messina "San Girolamo nello studio" http://www.giovannadarco.org/marcelloespro.htm ) .

Daniele si occupa e studia beni culturali. Manco a dirlo adora Messina, ama la storia, la politica e considera l’amicizia il più forte di tutti i legami.

Ha costituito un gruppo su facebook con lo scopo di divulgare il progetto di restauro delle lapidi di Enrico VI e Costanza d'Altavilla, attualmente conservate nei depositi del Museo Regionale di Messina. Questo per restituire a Messina un pezzo della sua storia!

Tutti coloro che si occupano e cercano di fare per la nostra amata città a fatti e non a parole troveranno sempre spazio in questo mio sito!

Massimo Mastronardo

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